Mi si rattristano i sentimenti in occasioni le più varie. Stavo per elencarne alcune e la cosa mi sembrava già esagerata alla voce occasione varia numero 2.
Quindi: tralascio.
Ultimamente mi è accaduto di fare un viaggio.
E mentre lo facevo ero stranita e basita e non capivo quello che stavo facendo. Adesso che sono qui mi si accavallano i ricordi e ritengo opportunamente che sia stata un’esperienza magnifica.
Che senso ha? Bah. Non ha importanza.
L’uomo giapponese non è giallo come dicono, solo un po’ olivastro. E’ indubbio che abbia gli occhi a mandorla. Anche la donna giapponese li ha, e neanche lei è particolarmente gialla. Non si mette le calze neanche se nevica, solo calzetti e la gonna sopra a scoprire sempre un pezzo di gamba nuda.
I capelli giapponesi, che in origine erano neri e dritti, ora sono di tinte varie soprattutto giallo-castano e non sono sempre dritti. Anche i capelli italiani non sono quasi mai del colore originario, ma si nota meno, perché non si sa qual è. Ho pensato.
Il sushi è una specialità gastronomica di alto pregio. Due strisce di pesce crudo sopra due distinti grumi di riso bianco e generalmente una foglia d’alga a formare un pacchettino prelibato. Tra il riso e il pesce una piccola punta di rafano. Il ricordo del viscido non mi abbandonerà molto presto. Mai più. Ho pensato.
Il Ryokan è una locanda. Non c’è letto, ma si può dormire comodamente distesi sopra il futon. Il futon è un materasso fino che si adagia direttamente sul pavimento e ricopre l’intera superficie della stanza. Quando ci si alza, lo si ripiega in tre e la stanza diventa spazio vivibile. Di solito il riscaldamento è molto alto in inverno e l’aria condizionata molto accesa in estate. Solo in alcuni casi la temperatura esterna influisce in quella interna. Nel mio ryocan c’è un freddo bestia, e non è estate. Ho tanto male alla schiena. Il futon sarà troppo fino. Ho pensato.
E’ tradizione inchinarsi molto spesso. Incontrandosi o nella fase del commiato soprattutto. L’inchino consiste in una più o meno leggera inclinazione del busto e del capo. E basta. Mi hanno detto che ci si inchina maggiormente se la persona incontrata è più anziana o gerarchicamente più importante. Io tendevo ad inchinarmi congiungendo le mani dicendo “sgetyegfdsu” dopo una settimana ho scoperto di non essere in India. Deficiente. Ho pensato
In Giappone non ci sono panchine. I cestini delle spazzature non esistono, se non quelli estremamente diversificati che per buttare via un pacchetto di caramelle ne devi usare 15 e farti 4 chilometri. Ho le tasche piene adesso. Di detriti nipponici. Dovrò denunciarli alla dogana? Ho pensato anche a questo.
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