mercoledì 21 settembre 2005

tocheti estivi

A volte accadono cose che non si riescono a concepire. Però, visto che sono accadute, sono ovviamente concepibili. Se no, non ci si darebbe la possibilità di vivere.
In questo senso mi viene da dire che è una vera concessione, od opportunità concessa, il fatto di vivere. Mi sento di dire che “vivere” sia una parola un po’ del cazzo, Mi sembra suoni male a scriverla, ma non saprei che altro termine utilizzare. E’ un modo realistico di descrivere uno stato comune.
Ci vuole impegno per ridurre le persone ad essere viventi.
Solo.
Questo.
Ho un’ossessione particolare nel cercare di definirmi, così da poter cogliere quello che esiste . Vorrei una visione chiarificatrice. Illuminazione mariana. Un documentario pierangelesco su”L’essenza di me”.
Ci sto girando attorno.
Sono arrabbiata. Arrabbiata due volte. Arrabbiata tre volte.
Sono terrorizzata le stesse volte di quanto sono arrabbiata.
Sono terrabbiata.
Sono qui che fumo sigarette a metà e poi le riaccendo per finire l’altra metà.
Non è un bivio, momento determinante, folgore dal cielo. Ma oggi, prima, poche ore fa.

La madre di mio padre è mia nonna. Si chiama Anna, come una delle protagoniste di Cento Vetrine. Ma non le somiglia affatto. Primo perché è mia nonna, secondo perché è veramente molto piccola. Il suo gene nano ha fregato anche me. Me ne sono accorta quando specchiandomi con un uomo che ritenevo molto basso, ho realizzato di arrivargli alla spalla.
Ho pensato: “guarda che roba“.

Credo che l’idea di essere adulta abbia coinciso con la sensazione di essere un metro e settanta. Poi non ho avuto il tempo materiale per rendermi conto del contrario, e sinceramente solo la schiavitù da sgabello me lo palesa. Per il resto, niente.
Da qualche tempo (45 giorni) ceno a casa di mia nonna. Lei non c’è per un po’. Si è presa una vacanza dal marito. Consenzienti le zie, lei stava da loro, io cenavo con mio nonno. Fa fatica a parlare e a camminare non se la cava molto meglio. Profuma da mio nonno e anche la casa ha lo stesso odore. Sono il dopobarba e la brillantina per i capelli. Durante il mio stato adolescenziale, quando non avevo il gel la usavo anch’io. Quindi uscivo e puzzavo da mio nonno. Alcune reazioni me le spiego solo ora, a questo punto.
La cena con il nonno era particolarmente rilassante. Il primo giorno non sapevo cosa dire. I miei rapporti sociali sono tremendi in generale, quelli con persone a cui dovrei voler bene sono ancora peggio. Al tutto aggiungasi la parziale infermità e il danno è irreversibile. Visto che comunque avevo deciso di salvare il mondo, nonostante la pioggia, il traffico e le piaghe da lavoro, alle 18,45 ero pronta per la cena.
La cosa magnifica era che mi resi conto di non dover parlare, ma solo eseguire alcune delle funzioni espletate da mia nonna Mio nonno, che credevo infermo, cucinava. Io preparavo e spreparavo la tavola. Guardavamo un quiz e il telegiornale. Le pastiglie della sera a destra del bicchiere , quelle della mattina a sinistra , le tapparelle delle stanze ermeticamente chiuse prima di andare via.
Punto.
Asettico, ma delicato. Quasi piacevole. No piacevole. Triste.
I retroscena del mio arruolamento per la salvezza della senilità del nonno sono, al contrario, abbastanza spiacevoli. Le zie (due) mi hanno comprato con un materasso in lattice , regalatomi con gentilezza estrema per rendere il mio attaccamento alla parentela meno traumatico. Non ho ancora capito se dovevo offendermi ferocemente e sputarci sopra, ma l’avidità è compagna della mia sorte e ora dormo sovrana . Come prima.
La nonna è tornata un venerdì pomeriggio, e la sera, mentre aspettavo che il nonno mi lanciasse le chiavi dalla finestra per aprire il cancello, il cancello mi è stato aperto dall’interno, Era tornata. E questo scombussolava l’equilibrio, molto precario, raggiunto per la cena con la parte burbera della coppia. E quindi: riabituarsi. Ripristinare l’assetto nonni insieme.

Ripristinato.

Mia nonna non sa di niente. Profuma di brillantina e dopobarba come suo marito. Il suo odore non lo riconosco. E’ piccola piccola e trema (parkinson).
Ora si tocca spesso lo stomaco e dice che ruttare continuamente la infastidisce parecchio.
A tavola il quiz lo guarda solo mio nonno, io ci provo, ma sono spesso interrotta dalle domande (e i rutti) di mia nonna. Per esempio io sapevo che i gatti sudano dai polpastrelli, ma non ho capito cosa abbia risposto il concorrente. Ho perso molte altre domande del conduttore, in compenso ho parlato.
E parlando mi sono accorta che non era la prima volta che lo facevo con quella donna là.

Ho ricordi.

Mentre uscivo questa sera , scivolando verso la mia fiction preferita di fascia preserale, mi ha detto che ha paura.
Mia nonna è vecchia. A luglio avrà 80 anni, che sono quasi la speranza massima di vita anche in giappone.
Mia nonna non lo sa, ma ha un cancro.
E quando l’ho guardata mi ha fatto tenerezza.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ti voglio bene